Sebbene l’archeologia abbia individuato tracce di un apparente uso intenzionale del fuoco che risalgono a periodi remoti della Preistoria (1,5 milioni di anni fa), non ci sono prove in Europa che attestino l’utilizzo di una vera e propria tecnica di accensione da parte dei nostri antenati fino alla fine del Paleolitico superiore. In Italia la più antica testimonianza di focolare è quella rinvenuta nella Grotta di San Bernardino presso Mossano (Vicenza), datata 250.000 – 200.000 anni fa mentre i primi “acciarini” documentati sono quelli rinvenuti presso l’Isolino Virginia sul Lago di Varese, risalenti al tardo Neolitico ed oggi conservati al Museo civico archeologico di Villa Mirabello. Si tratta di oggetti abbastanza singolari, strumenti in selce inseriti in manici di corno di cervo ed utilizzati probabilmente per colpire dei solfuri di ferro (pirite o marcassite) al fine di produrre delle scintille. Della tecnica di accensione del fuoco per percussione abbiamo ampiamente discusso nel precedente articolo dedicato all’accensione e al trasporto del fuoco nel Calcolitico italiano; se ve lo siete perso, questo è il momento giusto per andare a recuperarlo! Per quanto riguarda le tecniche di accensione del fuoco per frizione, che si basano sullo sfregamento di pezzi di legno, non si hanno testimonianze archeologiche in Italia per i periodi del Paleolitico e del Neolitico. Non possiamo dunque sapere se tali tecniche venissero effettivamente utilizzate insieme a quelle a percussione. Per impararle possiamo osservare il modo in cui vengono messe in pratica ancora oggi dalle popolazioni aborigene ed effettuare delle prove sperimentali. Esistono diverse tecniche che permettono di accendere un fuoco tramite lo sfregamento di legni, molto famosa è la tecnica del trapano ad arco che prevede l’utilizzo di un arco in legno, con relativa corda, per mettere in rotazione un bastone che agisce verticalmente, il cosiddetto trapano. In questo articolo prenderemo in esame una versione più semplice di quella tecnica che prende il nome di tecnica del trapano a mano (o hand drill). La tecnica consiste nel far roteare il trapano tra le mani, in modo che una delle due estremità ruoti all’interno di una cavità circolare praticata su un altro pezzo di legno che prende il nome di base. La frizione produce simultaneamente calore e polvere di legno che all’aumentare della temperatura si trasforma in brace. La scelta delle essenze adatte è fondamentale in questo tipo di tecnica; alcune tipologie di legno permettono un’accensione più facile e veloce ed è bene cercare di risparmiare le energie avendone la possibilità. In generale vanno privilegiati legni morbidi per la base e legni leggermente più duri per il trapano. Morbidi significa che devono poter essere incisi premendovi contro con l’unghia del pollice. Per realizzare l’esperimento oggetto di questo articolo ho scelto una base in tiglio e un trapano in nocciolo. Prima di iniziare prepariamo subito un nido di erba secca all’interno del quale andremo a depositare la nostra brace. All’interno del nido può essere inserito dell’ulteriore materiale infiammabile che agevolerà la combustione: io ho optato per dei trucioli di Fomes fomentarius, il fungo esca. Per cominciare pratico un invito sulla base utilizzando un punteruolo in selce auto costruito. Questo invito ci servirà per creare una sede dove cominciare a far ruotare il trapano fino a che non si ottenga un foro perfettamente circolare. Non è necessario andare troppo a fondo in questa prima fase. Il passo successivo è creare, sempre sulla base, una tacca a forma di V che avrà l’importante funzione di veicolare la brace prodotta dalla frizione al di fuori della sede dove ruota il trapano. Per praticare la tacca mi avvalgo di un raschiatoio in selce mentre per raccogliere la brace ho inserito un pezzo di cuoio al di sotto del kit. A questo punto è arrivato il momento di fare sul serio: per ottenere una brace bisognerà far ruotare velocemente il trapano tra le mani applicando contemporaneamente una costante pressione verso il basso. Si può eseguire questa operazione da seduti oppure poggiando un ginocchio a terra, quest’ultima posizione è forse quella più agevole per i principianti perché permette di applicare pressione facendo meno fatica. In ogni caso la tecnica è decisamente impegnativa dal punto di vista fisico ed ha un grosso impatto sulle mani; per evitare di ferirsi è bene procedere con moderazione e a piccoli passi. Man mano che il trapano ruota ed asporta materiale, la polvere (che deve essere di colore nero) si deposita all’esterno della tacca a V e progressivamente si trasforma in brace cominciando ad emettere del fumo. Non resta che depositarla all’interno del nido e soffiare delicatamente fino ad ottenere una fiamma.
La tecnica del trapano a mano è di gran lunga la più affascinante tra le tecniche di accensione del fuoco per frizione, almeno a parere del sottoscritto. La relativa semplicità del meccanismo di esecuzione rispetto ad altre tecniche è bilanciata da un importante impegno fisico. Per questo è necessario scegliere le essenze adatte, prendersi del tempo per preparare correttamente il kit ed esercitarsi in maniera graduale, mettendo da parte la fretta di giungere rapidamente ad un risultato.
2 Comments
21/12/2020 18:52:25
Livio sei bravissimo! Scritto e foto sono esaurientissime. E' un piacere leggerti soprattutto per me che sono principiante! Fondamentale la fretta leggo.... non averne! Devo dire che finalmente stasera sono riuscita ad accendere e mantenere il mio primo fuoco serio! Sarà il solstizio che mi porta bene e a lui ho dedicato il mio bellissimo fuoco. Ora proverò questa tecnica e mi vado a leggere la tecnica a percussione! Grazie tantissimo per quel che condividi con noi!
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Massimo
30/6/2023 17:43:54
Se utilizzo per es. un piolo di verbasco, con quale tavoletta lo devo associare? Un chiarimento su questo punto per favore. Ho fatto caso infatti che non tutti i legni si associano tra loro con lo stesso rendimento.
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AutoreLivio Astorino Archivi
Maggio 2020
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