Nell’agosto del 1856, gli operai di una cava di calcare della valle di Neander, a circa dieci chilometri da Düsseldorf, in Germania, rinvengono delle strane ossa all’interno di una grotta. I resti vengono consegnati ad un insegnante di scuola della zona, Johann Fuhlrott, appassionato collezionista di fossili, il quale per primo intuisce che si tratta di ossa umane, sebbene molto diverse dalle nostre. La teoria di Fuhlrott è che i resti rinvenuti nella valle di Neander (Neanderthal, in tedesco) appartengano ad una nuova specie umana, non ancora nota alla scienza ed estintasi molto tempo prima. Caso vuole che “neander”, in tedesco, significhi proprio “uomo nuovo”! La notizia della scoperta dell’Uomo di Neanderthal si diffonde in breve tempo ma viene accolta con scetticismo dalla comunità scientifica che attribuisce le ossa ad un moderno essere umano deforme. Solo agli inizi del ventesimo secolo, dopo numerosi altri ritrovamenti ossei, l’Uomo di Neanderthal verrà riconosciuto come specie. Oggi, dopo decenni di studi condotti con tutte le più moderne tecnologie, siamo in grado di ricostruire molti dettagli sull’aspetto, la vita quotidiana e le abitudini dei neandertaliani, dettagli che ci possono far capire come questi ominidi fossero dei veri maestri della sopravvivenza. L’Uomo di Neanderthal si diffonde in Europa e in Medio Oriente in un periodo chiamato Musteriano, compreso tra 130000 e 40000 anni fa circa, periodo che si fa corrispondere convenzionalmente con il Paleolitico medio. La glaciazione di Würm stringe l’Europa nella morsa del gelo, la calotta artica si estende fino all’Europa centrale, l’ambiente è steppico e arido. Nonostante le condizioni ambientali estreme e la scarsità di territori abitabili, i neanderthal sono riusciti a sopravvivere e a popolare Europa e Asia occidentale arrivando a contare, nel periodo di massima espansione, circa 100000 individui. Sono suddivisi in piccoli gruppi familiari di cacciatori raccoglitori, dediti al nomadismo, ben organizzati per il sostentamento e composti al massimo da qualche decina di elementi. Da cosa deriva l’incredibile attitudine alla sopravvivenza dell’Uomo di Neanderthal? Tanto per cominciare, dalla sua struttura fisica, particolarmente adatta a muoversi in climi freddi e in territori impervi. Il Neanderthal era chiaro di carnagione, basso, tarchiato, con capelli lisci e spessi e dotato di elevata massa muscolare. Questo gli permetteva di muoversi agevolmente su territori impervi senza disperdere troppo calore. Caratteristica peculiare era il naso molto grande, in grado di riscaldare ed inumidire in maniera più efficiente l’aria gelida e secca della tundra. L’altezza media era di 1,60 m e il peso medio di circa 80 kg. Per resistere al freddo e alle numerose prove fisiche i Neanderthal necessitavano di 4500 – 5000 kcal al giorno per il loro sostentamento. Il clima particolarmente rigido non offriva molta possibilità di trovare specie vegetali di cui nutrirsi pertanto la caccia era la maggior fonte di sostentamento dei gruppi neandertaliani del Paleolitico medio. Le armi da getto non erano ancora state concepite, la caccia veniva praticata con la lancia ed era necessario avvicinarsi notevolmente alla preda. Era necessaria astuzia, capacità di elaborare strategie e di valutare i rischi. Non c’era selettività nei confronti delle prede, venivano cacciate tutte le specie dal bisonte, al mammut, al cervo fino ai mammiferi di piccola taglia. I gruppi di cacciatori percorrevano grandi distanze per seguire le mandrie e spesso passavano la notte in accampamenti di fortuna. Le grotte costituivano il riparo per eccellenza: gli Uomini di Neanderthal le abitavano e le sfruttavano per i loro bisogni. Quelle grotte rivestono ancora oggi un’importanza cruciale per gli archeologi perché al di sotto dei sedimenti, il materiale abbandonato dai neandertaliani si è fossilizzato diventando un reperto utile a ricostruire le loro abitudini. L’Uomo di Neanderthal padroneggiava l’uso del fuoco, elemento essenziale per la sopravvivenza e che probabilmente aveva un ruolo importante nell’aggregazione sociale. Sebbene non siano stati trovati indizi che documentano le tecniche di accensione, i focolari rinvenuti nelle grotte, associati ad ossa animali, testimoniano il fatto che questi individui si riunivano insieme intorno al fuoco per consumare i pasti. I neandertaliani erano abili scheggiatori ed utilizzavano anche complesse tecniche predeterminate, come la tecnica Levallois. Producevano raschiatoi, punte ed elementi denticolati percorrendo a volte considerevoli distanze per procurarsi della materia prima di qualità. Recenti studi hanno evidenziato delle peculiarità degli uomini di Neanderthal che suscitano stupore. Sembra, infatti, che questi uomini avessero consapevolezza di sé stessi, che si tingessero il corpo con l’ocra, che portassero ornamenti realizzati con penne e artigli di grossi rapaci, che seppellissero i loro morti. Un’incisione rupestre datata 39000 anni fa rinvenuta in una grotta di Gibilterra, così come la famosa pietra dello sciamano proveniente dal nostro sito di Grotta Fumane, in Veneto, testimoniano che fossero addirittura capaci di sviluppare un pensiero astratto. Non solo dei primitivi dediti alla mera sussistenza quindi, ma degli individui capaci di essere sensibili e raffinati, molto più simili a noi di quanto avremmo mai immaginato. Con l'arrivo in Europa dei primi gruppi di sapiens provenienti dall'Africa inizia la competizione tra le due specie che si protrae per diverse migliaia di anni. I motivi dell’estinzione dell’Uomo di Neanderthal, avvenuta all’incirca 40000 anni fa, sono ancora oggi oggetto di ricerca da parte degli scienziati. Un recente studio, condotto dai geologi dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Ismar) e dell’Università della Florida a Gainesville, sembrerebbe attribuire la scomparsa dei neandertaliani ad un aumento delle radiazioni ultaviolette dovuto ad un improvviso crollo del campo magnetico terrestre.
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AutoreLivio Astorino Archivi
Maggio 2020
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